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Riforma dello Sport: cosa cambia per i Personal Trainer?

Scritto da REVOO | 14 febbraio 2021 23.00.00 Z

Un percorso lungo 3 anni: nel 2023 viene approvata la Riforma dello Sport, nata nel novembre 2020. 

L’obiettivo della riforma dello sport 2023 è quello di dare il doveroso riconoscimento della giusta dignità economico-finanziaria a chi lavora nel mondo dello sport, come comunicato dallo stesso governo dell'epoca:

 Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per le Politiche Giovanili e lo Sport, Vincenzo Spadafora, ha approvato, in esame preliminare, cinque decreti legislativi di riforma dell’ordinamento sportivo, in attuazione di altrettanti articoli della legge delega 8 agosto 2019, n. 86, in materia di lavoro sportivo e di semplificazioni e sicurezza in materia di sport. Il decreto legislativo relativo al riordino e alla riforma delle disposizioni in materia di enti sportivi professionistici e dilettantistici nonché di lavoro sportivo è stato approvato, in esame preliminare, anche su proposta del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Nunzia Catalfo”.

Ma cosa significa tutto ciò per i Personal Trainer? Cosa cambia per i Personal Trainer? Andiamo quindi ad analizzare cosa prevede il Decreto 2 che maggiormente interessa tutti i lavoratori del mondo dello sport ed in particolar modo i Personal Trainer.


Decreto 2 Lavoro Sportivo

Di questo decreto gli aspetti che maggiormente interessano i Personal Trainer, e che andremo ad approfondire sono quattro:

Novità in materia di collaborazione sportiva

Con l’introduzione della riforma dello sport, le collaborazioni riconosciute sono due:

  • lavoro sportivo;
  • volontariato puro.

Il volontario è quel soggetto che presta la propria opera nel settore sportivo a titolo gratuito. Tuttavia, dovrà ugualmente essere assicurato per la responsabilità civile verso i terzi pur senza ricevere alcuna contribuzione.

Il lavoratore sportivo, invece, può essere:

  • subordinato;
  • autonomo (occasionale o con apertura di partita IVA, a seconda della durata della collaborazione)
  • di co.co.co, che si presume nel caso in cui il rapporto di lavoro non preveda più di 18 ore settimanali, esclusa la partecipazione a manifestazioni sportive.

 

Novità in Materia Previdenziale e Fiscale

 

Il Governo dopo l'emergenza sanitaria si è reso conto che nel mondo dello sport, ci sono almeno 500.000 lavoratori sportivi senza tutele.

Per questo motivo, come prima cosa la riforma prevederà che anche i lavoratori sportivi avranno un fondo pensione, siano essi dilettanti, professionisti o collaboratori con contratto di collaborazione.

Inoltre i lavoratori sportivi subordinati e co.co.co, sia nel professionismo che nel dilettantismo, dovranno essere assicurati contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.  Tale copertura assicurativa per responsabilità civile è assicurata anche ai volontari.

 

Novità in materia di costi e adempimenti

Con il decreto correttivo di novembre 2022, il lavoro sportivo riceve una specifica disciplina, che definisce i requisiti per presumere il contratto di lavoro autonomo, nella forma di collaborazione coordinata e continuativa.
Si prevede che fino a 15000 euro non siano soggetti ad alcuna imposizione fiscale nè i compensi di lavoro sportivo nell'area del dilettantismo, nè i compensi degli atleti di età inferiore ai 23 anni nell'ambito professionistico.

Questo è sicuramente uno dei punti più importanti della riforma, se consideriamo i dati forniti dal ministro dello sport Andrea Abodi durante il convegno Asi del 24 giugno 2023: su 495mila lavoratori sportivi l'82% guadagna meno di 5000 euro, mentre il 16% tra 5 e 15mila euro, e solo il 2% supera questa sogllia. 

Introduzione delle Nuove Figure Professionali

Per concludere, in un mondo (soprattutto quello del fitness, delle palestre, degli studi di personal trainer) dove ad oggi tutti possono fare tutto, senza particolari regole, la riforma intende introdurre delle nuove figure professionali, che saranno le sole a poter operare in questo settore.

Pertanto, nel Decreto 2 sono istituite le seguenti figure professionali:

  • Istruttore qualificato
  • Chinesiologo di base
  • Chinesiologo sportivo
  • Manager dello sport

Con le modifiche degli articoli 27 e 28, abbiamo finalmente la risposta alla domanda: serve la laurea per allenare?
La riforma dice che l'istruttore che coordina corsi di attività motorie e sportive deve essere in possesso di un'abilitazione professionale equivalente a quella di chinesiologo.

Come si diventa chinesiologo? Con il Decreto Legislativo n. 36 del 2021 lo Stato riconosce la qualifica di chinesiologo o chinesiologa a tutti coloro che conseguono il diploma di laurea in Scienze motorie.
Si specifica infine che il chinesiologo e l'istruttore non svolgono attività sanitaria.

 

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